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giovedì 15 novembre 2007

Uranio impoverito

RAPPORTO sulla Missione in Sardegna degli esperti della Commissione del Senato “Uranio impoverito” della dott.ssa Antonietta M. Gatti

I Consulenti della Commissione “Uranio impoverito” dott.ssa Antonietta Gatti, cap. Paride Minervini, dott. Armando Benedetti, dott. Msssimo Zucchetti e dott. Valerio Gennaro hanno incontrato nei giorni 9, 10 e 11 Luglio i rappresentanti dell’ASL di Cagliari, dell'assessorato regionale alla Sanità, i rappresentanti del Poligono di Quirra e di Capo San Lorenzo, il sindaco di Villa Putzu insieme con due medici di base (dott.ssa Porrà e dott.ssa Aru) ed un geologo (dott. Priamo Farci). I Consulenti della Commissione si sono recati in Sardegna per verificare se: 1. nel poligono interforze di Quirra e a Capo San Lorenzo sia stato usato munizionamento all’Uranio impoverito; 2. nelle popolazioni limitrofe a tale poligono esistano disagi e patologie in eccesso o anomale. I primi incontri sono avvenuti a Cagliari con il Presidente dell'ASL n. 8 (dott. Gumirato) e con l'Assessore alla Sanità (dott.ssa Dirindin). A queste persone è stato chiesto se, a loro conoscenza, esiste una situazione di patologie rilevanti tra la popolazione residente attorno al Poligono e tra i lavoratori all’interno dello stesso. Il dott. Gumirato, in base agli studi dell'epidemiologo dott. Cocco ed al lavoro svolto dall'epidemiologo fiorentino prof. Biggeri sull'intera Sardegna, nega ogni sorta di problema patologico nella zona. Il dott. Cocco illustra con l'ausilio di diapositive lo studio epidemiologico. Nell'illustrare le quantità di persone che hanno sviluppato patologie nel periodo 1998-2001, questi presenta un dato a mio avviso anomalo. È stato infatti rilevato che a Villa Putzu (5.050 abitanti) si sono riscontrati 8 casi di tumore, mentre in un paese chiamato Muravera che ha un numero molto simile di abitanti (4.050) e che dista da questo pochi chilometri con il solo fiume Flumendosa a dividerli, nello stesso periodo non si sono riscontrati casi. Questo dato è per me molto strano ed allarmante. Questa incidenza 8 volte superiore non viene rilevata dagli epidemiologi, ma, anzi, si conclude che, trattandosi di un numero di casi inferiore al valore atteso (casi patologici medi in Sardegna ), a queste morti non si deve dare alcun significato, per non allarmare la popolazione. Il dott. Gennaro mette in evidenza alcune carenze di parametri epidemiologici, evidenziando come le patologie prese in esame siano solo quelle tumorali, cosa che offre un quadro assai parziale della situazione sanitaria. La dott.ssa Dirindin dà ampia disponibilità a collaborare per una migliore comprensione della situazione. La visita al Poligono, preceduta da un succinto briefing sulle attività che vi si svolgono, ha messo in evidenza che nell'entroterra vi sono varie zone dove non solo si spara, ma dove si fa anche brillare munizionamento da eliminare. Si constata che a 600 m di altitudine si è creata una discarica a cielo aperto, nei cui dintorni si sono viste mucche e pecore pascolanti. La visita al Poligono a mare ha messo in evidenza che la zona ove è situata la rampa in cui si prova il booster del nuovo motore per il missile Ariane (cui ora è stato attribuito un altro nome) è interessata 2-3 volte l'anno da combustioni ad altissima temperatura. Qui ho prelevato altri campioni su cui valutare un possibile inquinamento. La mia richiesta, ovvia per un addetto ai lavori, di sapere se vi siano stati o vi siano soldati ammalati non ha ottenuto risposta. Nell'occasione ho accertato che non è mai stato eseguito un censimento su eventuali patologie contratte dagli operatori interni sia militari sia civili, compreso il personale della Vitrociset (ditta esterna che è locata nel perimetro del Poligono a mare). La visita a Villaputzu ha visto l'incontro con il sindaco sig. Piu, con il dr. Farci, geologo di Escalaplano, con la dott.ssa Porrà, uno dei medici di base del paese, con la dott.ssa Aru che era pediatra all'Ospedale di Lanusei ed ora, pur essendosi trasferita a Cagliari, segue ancora i bambini malformati nati ad Escalaplano. Il Sindaco riferisce che la relazione degli epidemiologi fatta pervenire dalla ASL di Cagliari non ha evidenziato patologie superiori alla norma fra gli abitanti del paese e mi chiede la relazione che avevo approntato su commissione dell'ASL nel 2004 relativamente a campioni patologici di pazienti della zona forniti dall’ASL stessa. La dott. Porrà mette in evidenza come in 8 anni di lavoro abbia avuto 2 casi di tumore osseo, 3-4 casi di tumore emolinfatico, ma ha anche casi di tiroiditi di Hashimoto, di noduli sia in donne sia in uomini, malattie che lo studio epidemiologico non ha preso in considerazione. La dott.sa Aru racconta che dal 1981 all' ’83, quando lavorava presso l'ospedale a Lanusei, ha visto almeno 8 casi di malformazioni (sclerosi tuberosa) provenienti dalla zona di Escalaplano, e, tra questi, due casi di una sindrome molto rara (mucopolisaccaradosi), la cui incidenza non supera un caso su un milione di abitanti. Non solo, ma è stata testimone di molti aborti. Trasferita poi a Cagliari, ha potuto constatare, qui, l'assenza di tali malformazioni. Nel paese di Escalaplano, dall' ‘81 all' ‘86 si sono presentate 11 malformazioni e, dei 32 nati nell' ‘88, ben 3 furono malformati. Il geologo dott. Farci racconta che nel 2005, quando abitava ad Escalaplano, durante una visita nell'altopiano di Quirra, a 600m di altitudine, nella zona dove gli armamenti vengono distrutti, ha visto in 2 sorgenti l'acqua sgorgare di tre colori diversi: marrone, verde e gialla. Campioni di quell'acqua erano stati consegnati alla Commissione Sanità del Consiglio Regionale ma non gli risulta che siano mai stati analizzati o, comunque, non esistono i risultati se l'analisi è stata eseguita. L'incontro si chiude con la richiesta di fare chiarezza su tali eventi.
Considerazioni
Si è riscontrato che i dati riguardanti le patologie forniti dall'ASL di Cagliari non sono rispondenti alla situazione reale. Attualmente, a Villa Putzu vi sono 29 persone che si sono ammalate e non 8 come denunciato. Di questi, un terzo è costituito da pastori. Questo dato è parziale poiché non tiene conto del personale militare che lavora nelle due basi. Lo studio, inoltre, non ha preso in considerazione tiroiditi di Hashimoto e formazioni nodulari né entrano nel computo malformazioni fetali o aborti spontanei, così come non si menzionano le patologie cardiovascolari a dispetto del fatto noto di come proprio quelle siano le patologie prevalenti in molte forme d'inquinamento ambientale. Nonostante la superficialità dello studio, emerge sicuramente un'anomalia per alcune patologie sulla popolazione di Villaputzu. Per il caso di Escalaplano, si evidenzia che le patologie di malformazioni riscontrate negli anni 80 sono rare ed in eccesso. Poiché non c’è effetto senza causa, una causa ci deve essere stata. L'elevata incidenza di patologie in persone che non sono sottoposte ad esposizioni lavorative o industriali fa pensare ad esposizioni specifiche legate alle attività militari specialmente nell'altopiano. Durante il sopralluogo, vista la natura del luogo, si è ipotizzato che durante la stagione piovosa l'acqua percola sicuramente attraverso gli strati di materiale bellico eliminato, trascinando più a valle i prodotti del dilavamento e i detriti di corrosione dei metalli. Le sorgenti, anche a quota elevata, possono contenere questo materiale, quindi durante il periodo estivo, quando mandrie di animali si abbeverano, possono rimanerne contaminati. Una simile contaminazione interessa ovviamente anche i pastori e le persone che bevono quell'acqua, dato che con questa possono ingerire metalli pesanti e residui di esplosivo. Purtroppo lo studio geologico della zona della Difesa (http://www.difesa.it/Approfondimenti/relazione-finale-studio-geochimico/) non ha preso in considerazione le sorgenti, le falde acquifere, e loro estensione. Quindi, non è stata eseguita nessuna analisi di queste acque né si sa se i comuni di Villaputzu, Escalaplano e Salto di Quirra ricevono acqua dalle falde acquifere dell'altopiano. Perdasdefogu, un paese localizzato a maggiore altitudine, non dovrebbe essere interessata da questo inquinamento. Il fenomeno deve essere visto in modo dinamico e non statico, cioè la contaminazione esiste forzatamente in modo più evidente dopo abbondanti piogge. È doveroso controllare questa ipotesi.
Suggerimenti urgenti
1 Occorre immediatamente eseguire analisi dell'acqua sorgiva mediante spettrofotometria ad assorbimento atomico e microscopia elettronica con microsensore a dispersione d'energia dopo filtrazione. Sarebbe anche necessario sequestrare i campioni d'acqua del 2005 consegnati alla Commissione Sanità del Consiglio Regionale per lo stesso tipo di valutazione. 2 Occorre che veterinari verifichino subito lo stato di salute di mandrie e greggi attualmente al pascolo. Se emergono eventuali stati anomalie, occorre eseguire una biopsia al fegato degli animali ed analizzare formaggi e latte. 3 Occorre verificare immediatamente lo stato di salute dei pastori che operano nella zona. 4 Occorre immediatamente verificare da quali falde provenga l’acqua potabile dei paesi ai piedi dell'altopiano.
Suggerimenti per studio logistico
Un ulteriore studio logistico deve prevedere la creazione di una task force con i seguenti compiti: 1 Fare un censimento tra i militari del Poligono a terra e a mare su tutte le eventuali patologie sviluppate da personale militare e civile in pianta stabile nei poligoni e di passaggio. 2 Fare un censimento di tutte le patologie degli abitanti della zona comprendenti anche aborti, malformazioni e patologie tiroidee e cardiovascolari, in funzione dell'attività lavorativa svolta. 3 Recuperare i dati relativi alle malformazioni totali dal 1980 al 1995 della zona di Escalaplano, comprensivi dell'attività lavorativa dei genitori. Ulteriori verifiche del nesso di causalità tra inquinamento bellico e patologie può prevedere l'analisi diretta dei tessuti patologici dei pazienti al fine di trovare le polveri metalliche esogene inalate o ingerite.
Uranio impoverito: i nuovi numeri del governo Dal manifesto Uranio, i malati sarebbero 1682.
In una lettera alla presidente della commisione d'inchiesta sull'uranio impoverito, il ministro della Difesa Parisi parla di 1400 soldati ammalati in più. Le associazioni dei militari: «Ammissione importante, ma non basta». Carlo Lania Roma Ma quanti sono realmente i soldati italiani che si sono ammalati nel corso di una missione all'estero ? Il 9 ottobre scorso, ascoltato dalla commissione d'inchiesta del Senato sull'uranio impoverito, il ministro della Difesa Arturo Parisi aveva parlato di 255 soldati ammalati e 37 deceduti. Adesso si scopre che le cose non starebbero proprio così e che, anzi, il numero sarebbero molto più alto. Per la precisione 1682 casi di tumore legati, direttamente o meno, al contatto con l'uranio impoverito. Ben 1427 casi in più rispetto a quelli denunciati inizialmente dal titolare della Difesa. A fare la nuova cifra è lo stesso Parisi in una lettera inviata il 12 ottobre scorso alla presidente della Commissione d'inchiesta, la senatrice di Rifondazione comunista Lidia Menapace. Il ministro risponde a una sollecitazione della stessa Menapace, che in una precedente lettera gli aveva fatto presente come le cifre da lui riportate non coincidessero con quelle fornite alla commissione dalla Direzione generale della Sanità militare, che parlavano invece di 1.833 soldati ammalati. «I 1.833 casi citati - spiega una nota della Direzione generale della sanità militare allegata alla lettera di Parisi - non vanno confrontati con i 255 riferiti ai soli casi tumorali di personale impiegato all'estero, ma piuttosto con la cifra 1.682 (255+1427) che rappresenta appunto la totalità dei casi tumorali segnalati nelle Forze Armate nel periodo di riferimento determinato dalla Commissione (1996-2006), riportati in audizione». I 151 casi in più, conclude la nota, sono da attribuirsi a un diverso arco temporale dei casi presi in esame e a una serie di imperfezioni e duplicazione dei dati, errori in seguito eliminati. Conti fatti, e posto riparo agli errori, per il ministero ci sarebbero quindi 1.682 soldati colpiti da tumore a causa dell'uranio impoverito, e non 255. Del resto le parole di Amato erano state accolte con molti dubbi dai commissari. Più d'uno, dalla stessa Menapace alla senatrice Franca Rame (IdV), e ai senatori Marco Bulgarelli (Verdi) e Felice Casson (Pd) avevano fatto notare la parzialità dei dati forniti. Mancava, ad esempio, ogni riferimento alle missioni compiute prima del 1996, come la guerra del Golfo (1991), la Somalia (1993), o la Bosnia (1994), ma anche quelli relativi ai soldati impiegati nei poligoni di tiro militari. La lettera di Parisi rappresenta dunque una inziale ammissione di un dramma che coinvolge decine e decine di soldati. Ma si tratterebbe, ancora una volta, di cifre calcolate purtroppo per difetto. Proprio in questi giorni, infatti starebbero arrivando al ministero i primi dati raccolti dal gruppo di lavoro che per conto dello Stato maggiore della Difesa sta raccoglendo i dati registrati nei distretti militari E le nuove cifre sarabbero molto più alte dei 1682 casi a cui fa riferimento Parisi. «I primi dati parlano di 2536 casi di tumore riscontrati» denuncia infatti Domenico Leggiero, dell'Osservatorio militare. «Fatte le dovute scremature relative ai sempre possibili errori dovuti a cifre ripetute e falsi decessi, possiamo togliere un centinaio di casi. Ne restano sempre 2436». Troppi. Specie se si considera la difficoltà con cui è costretto a muoversi chi cerca la verità. Basti pensare che nel 2000, quando si cominciò a parlare dei primi militari malati, c'era difficoltà ad ammettere l'uso di proiettili a uranio impoverito. «L'ammissione fatta da Parisi è importantissima - prosegue Leggiero - è un primo passo decisivo nell'accertameto della verità, ma ancora non basta. C'è ancora troppa poca chiarezza su quanto accaduto, e sarà possibile farla solo quando si potrà leggere la documentazione delle Forze armate. È assurdo che dopo sette anni ancora ci sia discordanza sui dati». Intanto i lavori della commissione d'inchiesta del Senato potrebbero proseguire oltre il 31 dicembre prossimo, data prevista per la presentazione delle conclusioni raggiunte. Ad annunciarlo è stata nei giorni scorsi la presidente Lidia Menapace che si è detta intenzionata a voler chiedere una proroga di sei mesi per i lavori.

R.S. a cura della redazione ECplanet