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lunedì 2 luglio 2007

Inneggiando al duce assaltano gli spettatori della Banda Bassotti


Roma, con spranghe e coltellicontro il concerto dei "rossi"
Di Checchino Antonini
Il concerto era finito da un'ora, la Banda Bassotti s'allontanava da Villa Ada a bordo di alcuni furgoni। Il primo "incontro" con la «marmaglia» c'è stato appena fuori i cancelli quando il vicolo incrocia la scalinata, che scende dalla Salaria verso la villa, costeggiando la caserma dei carabinieri del Battaglione Lazio। Che non si accorgono del manipolo, in tutto una ventina, con caschi, bastoni, bottiglie e coltelli। «Si muovevano con tranquillità», raccontano i Bassotti, popolarissimo gruppo di combat-rock schierato a sinistra da quasi vent'anni। La squadraccia tenta pure un inseguimento dei furgoni ma poi ripiega verso l'area del laghetto, dove ci sono centinaia di persone attirate dalla frescura e dai concerti di "Roma incontra il mondo", appuntamento storico dell'estate romana nel parco dell'ex dimora dei Savoia. Incrociando le testimonianze si deduce che gli squadristi sono diverse decine, arrivati in piccoli gruppi, e vogliono entrare nell'isolotto che ospita i concerti dove, però, il servizio d'ordine gli sbarra la strada grazie all'allarme lanciato dai Bassotti e alla reazione dei responsabili che hanno fatto rientrare chi non poteva mettersi in salvo. I fascisti inneggiano al duce mentre fanno scoppiare petardi e due bombe carta. La gente sull'isolotto smette di ballare. «Non si capiva nulla - racconta una ragazza - un gran botto, gente che correva in ogni direzione. C'era il panico, il panico totale... mi volevo gettare in acqua». Qualcuno trova un angolo per rifugiarsi, altri fanno muro, qualcuno riesce a inseguire gli aggressori. E' quello che sceglie di fare Marco, 40 anni, uno dei due feriti di ieri notte. Sono entrambi ricoverati al Pertini, lui con nove ferite di arma da taglio, ne avrà per venti giorni dopo un'operazione d'urgenza, l'altro con tre punti in testa. Anche le prime due gazzelle del nucleo radiomobile di Parioli se la devono vedere con le sprangate dei fascisti che gli sfasciano i parabrezza. La scena dura almeno 20-25 minuti. «Una vita» per chi è stato costretto a subirla. «Abbiamo tenuto quanta più gente dietro i cancelli del festival - spiega a Liberazione , Olga Siciliani, una degli organizzatori della manifestazione - e questo ha evitato il peggio. Poi abbiamo sentito le sirene dei due blindati, con i poliziotti in assetto antisommossa» che, probabilmente, non hanno nemmeno visto gli squadristi. Così i «teppisti già identificati» di cui la questura si vanta coi cronisti non sono altro che spettatori aggrediti che si sono trovati di fronte la polizia all'uscita dal concerto.Il raid di Villa Ada potrebbe preludere all'avvio di un'altra estate romana, visto che Roma è la capitale delle aggressioni fasciste, omofobe e razziste. Come non pensare che, dieci mesi fa, su una spiaggia del litorale, senza alcun motivo, veniva accoltellato un ventiseienne che tornava da una festa reggae, Renato Biagetti. Questi e quegli aggressori sono figli del medesimo brodo di coltura. Gli organizzatori del festival sono particolarmente grati a Silvio Di Francia, l'assessore alla cultura, che è arrivato sul posto prima della polizia: «Ho trovato ragazzi spaventatissimi e feriti - racconta - una cosa del genere non era mai accaduta. La città non merita tutto questo. La nostra risposta è andare avanti con tutte le manifestazioni che sono in programma. Ad altri spetta il compito di stroncare questo tentativo di cui non si ha memoria».Proprio oggi, i Bassotti, reduci da una data in Umbria, andranno a trovare i due feriti, a cui spediscono a mezzo stampa tutta la loro solidarietà. «Cercavano noi - dice "Scopa", chitarrista della Banda - sapevamo di venire in un quartiere a rischio. Non ci hanno trovati e se la sono presa con gli spettatori». Il quartiere ospita sedi sia di gruppi alleati della Cdl, sia di nuclei apparentemente sganciati dalla destra ufficiale. Spiega "Picchio", il cantante, che «in giro c'è un sacco de 'sta marmaglia... se la prendono con i più piccoli, con chi non se lo aspetta». Poi una frecciata a Veltroni che, con Gasbarra e Marrazzo, ha reagito con frasi di rito ala notizia dell'aggressione. «Il comune gli dà spazi - dice Picchio riferendosi all'assegnazione di uno spazio a una sigla della destra estrema in una zona della peirferia ovest - poi il sindaco va a trovare la gente in ospedale! Una cosa è certa non smetteremo di cantare Bella ciao e a lavorare per una società senza 'sta gente. I nostri valori soo sempre gli stessi e sono scritti nella Costituzione, però come sempre siamo da soli a ricordarlo». Conferma Francesco Caruso, deputato Prc proveniente dall'area no global: «Troppo spesso i centri sociali sono lasciati soli nel contrastare le infiltrazioni di certi gruppuscoli». Russo Spena, capogruppo al Senato di Rifondazione, chiede subito l'intervento di Serra, prefetto della Capitale, e del nuovo capo della polizia, Manganelli, per stroncare la minaccia che rischia invece di essere «sottovalutata», anche per Maurizio Fabbri, capogruppo Prc alla provincia. «Non c'è alcun ragionevole motivo per cui sigle dichiaratamente fasciste, xenofobe, antisemite abbiano il diritto di riunirsi per preparare simili aggressioni», commenta il vicepresidente della provincia, Nando Simeone (Prc).

Fonte: Liberazione del 30/06/2007