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giovedì 12 luglio 2007

Privacy, il garante lancia l'allarme: "Proteggerla è un'emergenza nazionale"


Libertà di informazione sacrosanta, ma non si possono usare metodi illegali"
Banche di dati: "Vigileremo anche nei confronti dei servizi segreti"

ROMA - "In Italia c'è una emergenza nella protezione dei dati che ha assunto una dimensione pari ad altre nostre emergenze nazionali, quali quella ambientale, quella energetica, quella infrastrutturale, che tanto negativamente incidono anche sull'immagine del Paese". E' l'allarme lanciato dal presidente dell'Autorità garante per la privacy, Francesco Pizzetti, nella sua relazione annuale al Parlamento.
E continua ribadendo che "la libertà di informazione è sacrosanta e irrinunciabile in una democrazia", ma che tuttavia questa libertà non può essere usata per giustificare tutto. "Non può essere invocata - spiega infatti - per considerare lecita la condotta di chi si procura informazioni illegalmente e con artifici inaccettabili". Un chiaro riferimento alle recenti vicende delle intercettazioni, da Vallettopoli ai dossier segreti del Sismi.
Servizi segreti. Proprio a proposito dell'intelligence, il garante annuncia che verrà avviata "quanto prima anche un'attività collaborativa e di vigilanza nei confronti dei servizi, che aiuti a evitare per il futuro ogni abbassamento del livello di guardia" nella messa in sicurezza della banche dati. Sotto osservazione, spiega Pizzetti, anche gli istituti finanziari e di credito e i "soggetti esercenti servizi di massa", come le società che si occupano di energia elettrica, acqua e gas.
Bulimia di dati. "Troppo spesso - sottolinea Pizzetti - il diritto a informare e a essere informati è invocato per giustificare chi, magari estraneo al mondo dell'informazione, raccoglie notizie e dati a scopo di ricatto o di condizionamento, sotto la minaccia di renderle pubbliche". Comportamenti simili rischiano di far sviluppare quella che Pizzetti definisce una "sindrome bulimica per la raccolta e l'archiviazione dei dati" personali, che trasformi "anche l'Unione Europea in un universo di controllati e di spiati".
Grazie all'uso - spesso incontrollato e incontrollabile - di "videocamere, videotelefonini e, in generale, di tecniche ingannevoli per acquisire e trattare dati anche delicatissimi", negli ultimi mesi è infatti scoppiato quello che il garante chiama "il fenomeno della penetrabilità delle grandi banche dati". Una deriva illegale che, sottolinea, "rende meno giusta la giustizia, meno libera la democrazia, meno competitiva l'attività economica e finanziaria, meno credibile tutta la società".
Internet. Il rischio è dunque quello di alimentare un clima da "Grande fratello" in cui ha un ruolo chiave internet, definito "la nuova frontiera" per il lavoro dell'Autorità per la privacy. "Non possiamo accettare - spiega Pizzetti - che il mondo di internet sia visto dai nostri ragazzi come una sorta di paese dei balocchi, nel quale tutto è bello e possibile". Intervenire per tutelare gli utenti del web è tuttavia difficile, per "almeno due motivi": il continuo mutare delle tecnologie e la dimensione globale che la caratterizza. Una dimensione "che richiede regole condivise a scala planetaria" e che "obbliga a misurarsi con i limiti che le leggi nazionali ed europee incontrano".
Dna. Un'altra questione scottante per la privacy è quella dei dati biologici e dei codici del Dna. Il codice della privacy prevede infatti una specifica autorizzazione per la raccolta di informazioni a fini scientifici e di ricerca, ma nel settore della giustizia manca invece una normativa. Per esempio al Ris, ricorda Pizzetti, esistono banche dati di campioni e codici genetici. Sulla questione, il garante chiede l'intervento del Parlamento, affinché approvi "al più presto una legge che dia un'idonea base normativa a un fenomeno oggi incontrollato".
Ced. Pizzetti annuncia anche che sono finiti gli accertamenti sul Ced, la banca dati che fornisce il supporto informatico per le attività delle forze di polizia. Le conseguenze dell'analisi del Ced sono la riduzione del numero dei soggetti abilitati alla consultazione e all'inserimento dei dati, l'introduzione di procedure di autenticazione per l'accesso e quella di sistemi di sicurezza che segnalino eventuali anomalie.
Il 2006. L'Autorità garante per la privacy illustra infine i dati della sua attività dell'ultimo anno. Nel 2006 le ispezioni sono cresciute del 65 per cento rispetto al 2005: in totale, se ne sono registrate 350. I settori maggiormente interessati sono i dati di traffico telefonico, le strutture sanitarie, le misure di sicurezza adottate da amministrazioni e imprese e i sistemi di informazione creditizia. Le violazioni amministrative contestate sono state 158, mentre le denunce effettuate all'autorità giudiziaria sono state 11.

La Repubblica (12 luglio 2007)